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Orange Wines (Vini Arancioni): cosa sono, origini, produzione e caratteristiche

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Se si parla di vino, una delle tendenze più interessanti degli ultimi anni è sicuramente quella degli Orange Wines. Questa tipologia di vino, caratterizzata da un processo di vinificazione che prevede una lunga macerazione sulle bucce, sta conquistando sempre più spazio nelle carte dei ristoranti e tra gli appassionati. Ma cosa rende gli Orange Wines così speciali e ricercati? In questo articolo esploreremo la definizione di Orange Wine (o vino arancione), analizzando nel dettaglio come avviene la vinificazione di questi vini, caratterizzati da una lunga macerazione sulle bucce, parleremo delle origini storiche di questa tipologia di vino e delle principali caratteristiche organolettiche che li distinguono.

Che cos’è un Orange Wine?

Gli Orange Wines – chiamati anche vini Arancioni, vini Macerati o vini sulle Bucce – sono vini ottenuti da uve a bacca bianca vinificate con il procedimento tipico dei vini rossi. In pratica, il mosto fermenta a lungo a contatto con bucce e lieviti (da alcuni giorni fino a diversi mesi), anziché essere separato subito come avviene per i bianchi tradizionali​. Questo processo di macerazione sulle bucce consente al vino di estrarre dalle parti solide dell’acino, tannini, polifenoli e sostanze aromatiche aggiuntive, conferendogli struttura e un profilo organolettico unico, intermedio tra un bianco e un rosso. Visivamente il vino assume tonalità intensamente dorate fino all’aranciato ambrato, da cui il nome Orange Wine​.

Dal punto di vista legislativo e commerciale, “Orange Wine” è un termine non ufficiale ma ormai diffuso tra appassionati e professionisti per indicare questa particolare categoria di vini bianchi macerati.

Origini storiche degli Orange Wines

L’uso della macerazione con le bucce per produrre vini da uve bianche affonda le sue radici nell’antichità. Le prime tracce di quella che oggi chiamiamo vinificazione “Orange” provengono dalla regione del Caucaso, in particolare dall’odierna Georgia. Qui, già migliaia di anni fa, si producevano vini ambrati fermentando le uve bianche in grandi anfore di terracotta interrate chiamate kvevri, metodo tradizionale che permetteva una lunga macerazione a temperatura controllata dalla terra​. Questa pratica antica, abbandonata in parte con l’avvento delle tecniche moderne di vinificazione in bianco, è stata riscoperta nel Novecento da alcuni produttori visionari che rilanciarono la produzione di vini bianchi macerati sulle bucce, ispirandosi tanto alle tradizioni georgiane quanto alle pratiche contadine locali​.

Come si produce un Orange Wine?

La produzione di un vino arancione segue in gran parte le fasi della vinificazione in rosso, applicate però a uve bianche. In linea di principio, qualunque uva a bacca bianca può essere utilizzata per produrre un Orange Wine, ma alcune varietà si prestano meglio per struttura e aromaticità. Generalmente si preferiscono uve dalla buccia spessa e ricche di sostanze fenoliche, in grado di sopportare lunghe macerazioni. Dopo la pigiatura dell’uva bianca, il mosto non viene separato dalle bucce, ma viene lasciato fermentare insieme ad esse, spesso in presenza anche dei vinaccioli (i semi) e dei lieviti indigeni presenti sulle bucce. La macerazione sulle bucce può durare da pochi giorni a settimane o addirittura mesi, a seconda dello stile voluto dal produttore. Più è lungo il contatto mosto-bucce, maggiore sarà l’estrazione di colore, tannini e composti aromatici: con macerazioni brevi si ottiene un bianco macerato leggermente dorato, mentre con macerazioni prolungate il vino diventa davvero “arancione” e acquisisce anche una sensazione tannica più evidente​. Durante la fermentazione-macerazione, che può avvenire in vari tipi di recipienti (acciaio inox, botti di legno o anfore di terracotta), si possono utilizzare sia lieviti selezionati sia fermentazioni spontanee, soprattutto in contesti di vinificazione naturale. La scelta del contenitore influenza il risultato: ad esempio le anfore (ispirate ai kvevri georgiani) favoriscono micro-ossigenazione e note rustiche, l’acciaio esalta la pulizia aromatica, il legno può arrotondare il vino e aggiungere complessità. Al termine della macerazione, si svina separando le bucce e si procede con l’affinamento che può avvenire in diversi modi (in vasca, botte, anfora o bottiglia) a seconda del profilo desiderato.

Il vino arancione condivide con i vini rossi la presenza di tannini (derivati dalle bucce), ma mantiene l’acidità tipica dei vini bianchi, situandosi a metà strada tra bianco e rosso come esperienza degustativa. I vini rosati, invece, pur ottenuti da uve rosse, avendo macerazione molto breve hanno caratteristiche più vicine ai bianchi (poco tannino, corpo leggero), differenziandosi quasi solo per il colore.

Va notato che la produzione di questi vini richiede grande sensibilità: un’eccessiva ossidazione o macerazioni mal gestite possono portare a vini squilibrati, dal naso impreciso o dal gusto eccessivamente astringente e torbido​.

Caratteristiche organolettiche degli Orange Wines

Colore: come suggerisce il nome, gli Orange Wines presentano una gamma cromatica che va dal giallo dorato intenso fino all’ambra aranciato, talvolta con riflessi ramati o bruni. La tonalità dipende dalla durata della macerazione e dal vitigno impiegato, oltre che dall’eventuale affinamento. Spesso questi vini sono leggermente velati o opalescenti, poiché molti produttori evitano filtrazioni spinte per mantenere integralmente le sostanze in sospensione e i profumi.

Aroma: al naso, un vino arancione ben fatto offre un bouquet complesso e diverso da un bianco tradizionale. Si possono percepire note di frutta matura o disidratata, spezie dolci e sentori erbacei o di tè. Non mancano profumi floreali o aromatici soprattutto se l’uva di partenza è ricca di terpeni. In generale, l’olfatto rivela maggiore complessità e intensità rispetto ai bianchi convenzionali.

Gusto e struttura: in bocca, gli Orange Wines risultano decisamente più strutturati rispetto ai bianchi e rosati comuni​. Il contatto con le bucce cede al vino tannini (proprio come avviene nei rossi), che conferiscono una leggera astringenza e una percezione tattile insolita per un bianco. Allo stesso tempo, molti vini arancioni mantengono una buona acidità e sapidità (retaggio dell’uva bianca), evitando pesantezza: ne risulta un sorso di grande profondità, spesso corposo ma comunque bilanciato. A seconda del vitigno e della durata della macerazione, il gusto può variare: si va da Orange Wines più freschi e snelli, con richiami agrumati, ad esempi molto estratti e tannici, quasi “masticabili”, con sapori di tè nero, spezie e frutta secca. I migliori riescono ad unire complessità e bevibilità, offrendo un’esperienza armoniosa e ricca di sfaccettature.

Diffusione degli Orange Wines

Oggi gli Orange Wine si producono in varie zone d’Italia (dal Friuli e Veneto alla Toscana e alla Sicilia) e del mondo, includendo paesi come Slovenia, Georgia, Austria, Francia, Spagna e Stati Uniti.

Negli ultimi anni la Sicilia si è ritagliata un posto di rilievo nella produzione di Orange Wines, grazie all’abbondanza di varietà autoctone vocate, come Grillo, Catarratto, Carricante, Zibibbo e Inzolia, unita al clima mediterraneo che favorisce una perfetta maturazione delle bucce. Oggi si trovano Orange Wines siciliani sia in purezza da singolo vitigno sia in blend di diverse uve (ad esempio unendo la struttura del Grillo alla freschezza del Catarratto). Questa tendenza si inserisce nel movimento più ampio dei vini naturali: molte cantine siciliane che producono Orange lo fanno con approcci biologici o biodinamici, fermentazioni spontanee e uso limitato di solfiti, puntando a esprimere il territorio in modo autentico.

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